I contorni del golfo di Trieste si formarono nel quaternario, contemporaneamente alla formazione della conca marina dell’Adriatico e delle sue coste attuali. Dal basso fondale del golfo di San Canziano emergeva solitaria »l’Insula Capritana« (l’isola di Capodistria). Distante tre chilometri »l’Insula Risani«, che a causa delle adiacenti paludi e della foce del fiume Risano aveva anch’essa la forma di un’isola.
Il golfo di Capodistria presentava due baie minori: la Val Stagnon (Škocjanski zatok) ad est dell’isola di Capodistria, dove ancora recentemente sfociava il fiume Cornalunga (Badaševica) e la piu’ profonda Val di Campi a nord della foce del Risano. I due corsi d’acqua hanno scaricato sui fondali notevoli quantita’ di ciottoli, sabbia ed argilla, che si sono distribuiti intorno alla collina di Sermino e allo sbocco in mare, creando ampie piane alluvionali e foci, restringendo il canale di collegamento della Val Stagnon con il mare.
Sfruttando le difese naturali dell’isolotto, coperto di macchia mediterranea, già i romani – secondo alcuni storici – vi fondarono l’abitato di Aegida. Alla città furono dati, nel corso dei secoli vari nomi.
Si suppone che gia’ nell’Evo antico siano sorte delle primitive saline nelle paludi ed i bassifondi del golfo. Nei tumultuosi periodi, susseguitisi fino alle trasmigrazioni dei popoli, la citta’ si chiamo’ Capraria – isola delle capre, il nome dal quale deriverebbe anche il nome sloveno di Koper.
Le origini del golfo di S.Canziano e in seguito della Val Stagnon, sono strettamente legate allo sviluppo urbano di Capodistria e dei suoi dintorni. I primi segni di crescita potrebbero essere già la cura e la manutenzione delle saline, i primi bacini di evaporazione dell’acqua, che vi entrava con l’alta marea. La produzione del sale, dopo il 1279, al tempo della Repubblica di Venezia, si sviluppò in modo notevole. Le saline vennero dotate di argini, per proteggerle dalle maree e dalle alluvioni provocate dalle piene dei fiumi, e attrezzate con una rete di canali di disimpegno. A sud dell’Isola di Capodistria furono apprestate le saline di Semedella, che circondavano, a forma di mezzaluna, l’isola. Alla foce del Risano e nella baia di Polje, sono state introdotte le saline maggiori, quelle di Sermino. Altre sono seguite pure sul lato est del golfo.
Il tramonto della Repubblica di Venezia ha segnato pure il decadimento delle saline, che a causa della caduta dei prezzi del sale, entro il 1911 sono state praticamente smesse. Nei tre decenni seguenti rimasero abbandonate a intemperie ed allagamenti da parte del mare. Percio’ le autorita’ italiane del tempo decisero per la loro bonifica e per la regolazione dei corsi d’acqua. Nel periodo 1932–1939 gran parte dei lavori fu completata. Cominciarono con le saline di Semedella, dotandole di argini, collettori, canali di drenaggio, idrovore, e regolarono pure la parte terminale del Cornalunga. Si e’ proceduto quindi all’imbonimento della bonifica di Semedella, trasformandola in terreno agricolo. Capodistria e’ stata cosi’definitivamente unita alla terraferma. Sotto il colle di S.Canziano si e’ formata una baia di acque basse, stabilizzatasi col tempo e divenuta un significativo habitat di piante marine e di aviofauna. All’inizio degli anni sessanta del secolo scorso e’ iniziata a Capodistria la costruzione del porto, che si estendeva in direzzione di Ancarano. La citta’ perdeva cosi’ la sua primordiale caratteristica. Il golfo di S.Canziano, divenuto una laguna, fa tuttora parte del mare sloveno; ma stretto tra Capodistria, il porto e l’autostrada costiera, resta l’ultimo testimone dell’antica insularita’ capodistriana.
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Rappresentazione grafica della genesi della Val Stagnon (Fonte: Manca Plazar – Sistemazione dell’insenatura di S.Canziano presso Capodistria, 1995).